Dal 22 al 26 febbraio 2022 siamo stati ospiti del profilo Instagram di @progettovicinanze - a cura di Cristina Cusani e Chiara Arturo - per parlare di mare, di relazioni, di significati. Riportiamo in questa pagina gli scambi e le interazioni che abbiamo avuto attraverso i post proposti. Abbiamo concepito i temi da discutere come un allargamento del progetto a cui stiamo lavorando, un Museo del Mare come azione artistica itinerante e nomade, ma che mira ad essere il luogo in cui sedimentare pratiche dedicate al mare. Gli spunti sono stati tanti: dalla necessità di essere vigili come artisti alla sensibilità che fa vedere nel mare qualcosa che va oltre alla fruizione inconsapevole delle sue spiagge; dai grandi interessi economici che lo sfruttano e ne deturpano equilibri e paesaggio, al mare come bacino di migrazioni; dall'inquinamento alle sue potenzialità, dalla sua forza alle molteplici sfaccettature che può prendere. E ancora, l'azione artistica legata al territorio, all'edificazione di una casa, ai concetti di relazione e residenzialità. La costruzione di spazi di consapevolezza, pace, libertà, vita che abbia un senso nella sua pienezza.
Ringraziamo tutti per averci aiutati a pensare.

Post 1: Progetto Vicinanze

Penzo+Fiore nasce nel 2009. Fino al 2020 è di base tra Venezia e Berlino, poi si sposta tra Venezia e la zona di Capo di Leuca, in Puglia. I medium utilizzati sono scultura, installazione, fotografia, performance e dispositivi relazionali. Linguaggio fondante è la performance, che ancor più degli altri linguaggi mette al centro l’essere umano nella sua fragilità e necessità di relazione. Espongono sia in Italia che all’estero. Hanno collaborato con IUAV, Ca’ Foscari e Accademia, Palazzo Grassi, Fondazione Berengo e M9. Hanno esposto da Dolomiti Contemporanee al Boca Raton Museum of Art in Florida; hanno partecipato a progetti indipendenti di MAXXI e Macro Asilo, Via Farini e RAVE Residency. Diverse le collaborazioni con gallerie berlinesi e italiane, nonché la presenza a fiere di settore. Nel 2021 danno vita a Mudma – Museo del Mare.
La pratica artistica nasce dalla relazione. Caratteristica del duo non è tanto una ricorrenza di tematiche, seppure presente nel loro lavoro, quanto un metodo di apprendimento/assimilazione di questioni strettamente legate alla natura dell’uomo e al contesto a cui si rapporta, che fa costantemente indagare il presente non solo con uno sguardo intimo e personale, ma anche attraverso la creazione di dispositivi di confronto e scambio. Azioni differenti danno vita ad un orizzonte di pensiero unitario che sottostà all’agire nel particolare, in situazione. La ricerca artistica è essa stessa pratica formativa, rivolta contemporaneamente al contesto e ai suoi propositori. Conseguenza delle nuove esplorazioni in terra del Sud è la nascita del progetto MudMa – Museo del Mare come espansione di Altimetrica 104, la casa di paese di Presicce riconvertita a spazio per l’arte attraverso il runspace degli artisti. Il mare diventa metafora, confine espanso, luogo dell’inesplorato, contenitore di terre sommerse. Punto di congiunzione e iato; frontiera, barriera liquida, conduttore.



Post 2: Annalisa Cattani

Oggi intendo oggi 25 febbraio confine e spazio limite sono davvero in prima linea… anche se sembra che diventino in un soffio contenuti per virtual What’s piuttosto che strumenti di azione discussione condivisione e resistenza …

Post 3: P+F

La questione è stata sollevata in questi giorni anche da @auroradeimusei, proprio nei primi giorni di quest'esperienza virtuale, infatti uno dei problemi che ci siamo posti è proprio come fare in modo che gli scambi di questa settimana trovino al più presto dei luoghi, momenti e sbocchi concreti per prendere forma. Oggi, 25 febbraio, faremo uscire dei post in cui dare delle prime date di incontro contestualizzate sui vari temi. Questo è il punto!

PESI APPESI. Giorno 1 : COSTRUZIONE RELAZIONALE DI PROGETTI ARTISTICI

La rete aiuta. La rete ingabbia. La connessione come chiave del frutto che nutre. Il farsi corpo unico della comunità che pesca, il prendere coscienza dell’essere parte di. Il primitivo si rispecchia nell’azione bruta. Rete come retina che guarda profondo. Sopravvivenza. Alterità.

Post 1: P+F

Iniziamo questa settimana di takeover dopo aver dovuto riflettere non poco su come si potesse gestire una proposta del genere, all’interno dell’orizzonte delle nostre progettualità e delle linee guida di ProgettoVicinanze. Probabilmente ne abbiamo capito il reale valore solo nelle ultime ore, quando l’idea ha presto forma in modo più concreto. Abbiamo deciso di agire così: nei prossimi 5 giorni lanceremo 8 post, ognuno introdotto da una foto e da una didascalia poetica che la accompagni. Ognuno di essi conterrà poi delle domande, delle riflessioni aperte con cui interagire.

I temi portanti delle discussioni saranno due, i nodi concettuali che sostanziano il nostro ultimo progetto, il MudMa – Museo del Mare. Da un lato l’idea di museo come progetto di arte contemporanea, un’entità immanente, una creatura apolide che si porti addosso le possibilità che contiene. Il luogo, per noi, in cui si conserva qualcosa che non vogliamo scompaia, ma che sia al contempo spazio di scambio, di relazioni, di condivisione, di vita comune. Dall’altro lato il mare, nelle sue infinite sfaccettature, che al momento per noi è pura intuizione, ma che vorremmo declinare attraverso il confronto proprio per dare a tutto una forma ancor più definita.

Cosa può aggiungere all’autorialità dell’artista lo scambio con altri artisti? Cosa significa realmente dar vita a progetti relazionali? Perché nell’arte oggi più che mai si respira il bisogno di collettivizzare le ricerche individuali?

Post 2: Rebecca Agnes

Vorrei premettere che forme di arte partecipativa e relazionale - ed artistə che utilizzano tali approcci sono sempre stati presenti negli ultimi decenni, é un po' come se ce ne si dimenticasse a tratti per poi accorgersi che sono sempre qua, dietro l´angolo.
*

Penso alle ricerche di artistə e situazioni proprio come @annalisacattani @giancarlonorese @ferdinandomazzitelli premiata ditta @stuarttovinia #oreste #cesarepietroiusti #macao e moltə altrə (elenco non esaustivo!)
*

Quello che oggi è differente, credo sia una consapevolezza più precisa riguardo ecologia, il bluff della crescita, e la necessità (in ordine di sopravvivere come specie) della creazione di comunità, basate su solidarietà piuttosto che sull´esclusione.

*
In questa ottica non posso che non citare il progetto partecipato che sto sviluppando insieme a
@verapravdaishere come esempio di sforzo collettivo per rispondere alle urgenze della nostra epoca @ilgiardinodiinverno.

Post 3: P+F

Ci interessa molto questo rapporto pensiero collettivo - ecologia, creazione di aggregazioni comunitarie, più o meno stabili - azione che riverbera il suo significato nell’incontro con l’altro, facendolo poi fiorire. Pensiamo al Gregory Bateson di “Verso un’ecologia della mente”, in cui le discipline si sormontano tra loro in un tripudio di eterogenia, per tornare alle domande fondanti dell’essere umano. La ricerca di equilibrio con la natura allora è parte di una ricerca di equilibrio personale o esperibile in piccole comunità pensanti. Bello ricordare quanto le pratiche relazionali abbiano ormai una storia solida, perché sono uno strumento a cui possiamo attingere proprio per il suo essere ormai consolidato.

Post 4: Aurora Di Mauro

L' atto del mettere in relazione è un'assunzione di responsabilità: vorrei che non si dimenticasse mai questo aspetto. C'è un innesco il cui potere detonatore resta oltre l'effimera comparsata social.

Post 5: P+F

Ci riporti alla verità del sangue Aurora, quella che scorre nelle vene e che non potrà mai trovare dimora in uno schermo. Assunzione di responsabilità vs comparsata social: parole da usare come guida, i pesi che danno senso alla rete perché non sia effimera e, quindi, inutile.
Byung-chul Han diceva: “Massa è potere. Questa decisione manca agli sciami digitali: essi non marciano. Si dissolvono con la stessa rapidità con cui si sono formati. A causa della loro fugacità non sviluppano energie politiche.”
Sappiamo che il tuo sguardo è denso, ora più che mai, e averlo per noi è importante proprio per il suo sapore. Felicissimi di saperti con noi.

NOSTALGIA. Giorno 2: MUDMA MUSEO DEL MARE - il museo

L’oggetto nave come tramite tra l’andare e lo stare, il tornare e il partire. In bilico di fronte a ciò che non c’è più, lo specchio d’acqua con cui coltivare affezione. Il ricordo del mito, della natura selvaggia, della violenta forza di un Dio del delfino, del toro e del cavallo. L’agave attende una vita per fare il suo fiore. Vocazione a una fertilità estrema, punto di aderenza tra fine e inizio

Post 1: P+F

Come artisti immaginiamo di dare vita ad un museo che non esiste come spazio, ma come luogo, fatto di opere nostre, autoriali, che in determinati momenti e alle giuste condizioni si concretizzeranno in mostre reali e visitabili. In questo museo però non immaginiamo solo opere, ma un ambiente che crei affezione, un contenitore che, ad ogni sua emersione, possa generare discussioni, incontri, materiali, pratiche. Le direttrici stesse di questo museo stanno nascendo dal confronto.
E allora ci domandiamo proprio quali siano i confini di un museo.
Se il museo ha il compito di conservare e far diventare significativi i suoi contenuti per la collettività, in origine archiviando e categorizzando i suoi tesori, come può essere segmentato ed esploso il mare?
Quando immaginiamo un museo per prima cosa pensiamo a uno spazio che sospenda i limiti del quotidiano per lasciarci la possibilità di vivere un tempo altro, in cui ritrovare contemplazione e l’esperienza concreta della fruizione diretta di qualcosa che percepiamo come un valore. Come si può dar vita ad un museo sostanziato da pratiche, da emersioni successive? C’è bisogno di musei?

Post 2: Aurora Di Mauro

Quanti spunti! Un mare di spunti... Un primo pensiero, a caldo, in pausa pranzo: per me la nave è un ponte, collega una riva all'altra e non conta la distanza. E il mare che c'è tra una riva e l'altra? Beh, quello è il viaggio: la conoscenza che attraversa tempeste e bonacce, sgomenta e rassicura, sprofonda e innalza.

Post 3: P+F

Pensare al mare con profondità ci fa pensare a quanto la spiaggia mare non sia. E' il suo bordo molle, avamposto sicuro sul fronte dell'abisso. Due parole chiave su cui riflettere: viaggio e ponte.

Post 4: Petra Cason Olivares

Museo. Contenitore o contenuto? Forse l'uno non viaggia senza l'altro, le due entità si compenetrano, si fondono, si sostengono reciprocamente.
Contenitore che accoglie e conduce nel futuro un contenuto che non è "cosa morta" nella misura in cui la narrazione diventa la direzione da seguire, e la diffusione della conoscenza la meta da raggiungere.

Post 5: P+F

Interessante il rapporto contenuto/contenitore. Un museo come quello a cui pensiamo noi, la cui identità è espansa tra più poli, nomade, di che forme di contenitori ha bisogno? Museo qui diventa il patrimonio immateriale che lo abita, insieme all’accumularsi delle opere e delle narrazioni che ne faranno parte. Abbiamo espanso la nostra idea, che è partita dalla casa di Presicce, un lembo del nostro MudMa a cui abbiamo dato il nome di Altimetrica 104, per arrivare a progettare un museo diffuso, che possa concretizzarsi ovunque, un personaggio in cerca d’autore, per dirla con Pirandello. E Pamuk… che racconta così i musei di cui c’è bisogno: “[…] il futuro dei musei è all’interno della nostra casa. La situazione è assai semplice: siamo stati abituati ad avere l’epica ma quello che ci serve sono i romanzi. Nei musei siamo stati abituati alla rappresentazione, ma quello che ci serve è l’espressione. Siamo stati abituati ad avere i monumenti, ma quello che ci serve sono le case. Nei musei avevamo la Storia, ma quello che ci serve sono le storie. Nei musei avevamo le nazioni, ma quello che ci serve sono le persone. Avevamo gruppi e fazioni nei musei, ma quello che ci serve sono gli individui”. Storie, narrazioni, individui, bisogni profondi e non profetici, li immaginiamo come inneschi che si spostano per trovare terreno fertile in cui attecchire.

Post 6: Aurora Di Mauro

interessanti e condivisibili i vostri pensieri, ma mi chiedo: come mai chi vive nel contemporaneo (inteso come tempo, come spazio dell'agire quotidiano e del vivere/fare artistico) senta da una parte il bisogno di reinventare il rapporto con il Museo (lettera maiuscola per identificare il concetto) arrivando al punto di immaginare un museo senza contenitore e contenuti materiali e dall'altra resti affezionato persino alla parola "museo". Cos'è, dunque, questa parola-totemica? Perché continua, come una sirena omerica, a sedurci?

Post 7: P+F

Del contemporaneo a volte ci affligge proprio l’effimero, per quanto sia il terreno che pratichiamo quotidianamente. Tutto scivola, tutto è liquido, tutto si perde. Le persone vengono a vedere opere che, se non sono installate, perdono tutto il loro significato. E allora vivono nell’immagine fotografica, nella documentazione, nella memoria di quello che è stato e che spesso è difficile spiegare. Però ci arrovelliamo in questo costante sfuggire, in questa società che più che liquida è diventata melliflua, scivolosa, impossibile da trattenere. Il museo riporta al corpo, alla fruizione, alla catalogazione, alla trasmissione di un sapere, come ci dice @petraolivares . Il tempo del museo ci appare come un tempo calmo, lungo, in cui poter mettere ordine alle cose, prendersene cura e conservare, restaurare e riempire di significato. Noi dalla nostra posizione non possiamo fare altro che stratificare, sperando che di tutto questo un giorno resti memoria, ma sappiamo di dover lottare quotidianamente contro l’effimero. C’è stato un tempo per rompere le catene e uscire da gabbie imposte troppo rigide e severe, forse questo è un tempo per costruire di nuovo, con la lungimiranza dei faraoni, per quando sembri un proposito in controtendenza. Tutti ci hanno sconsigliato di usare la parola “museo”, assolutamente aborrita dal marketing che ci racconta quanto i musei siano in ribasso in questo momento, quanto sia difficile portarci la gente dentro… Forse proprio per questo il concetto ci intriga, perché ci sembra risponda a domande più profonde di quelle del fruitore di passaggio.

Post 8: Aurora Di Mauro

Un ultimo pensiero, per non monopolizzare il confronto: non mi è piaciuto che usiate il termine "direttrici": rappresenta accettare un difetto tipico del sistema culturale italiano: la gerarchia, la ruolizzazione... Per la mia esperienza, quelli che "capiscono" meno i musei...sono spesso i direttori. Un progetto... museabile può benissimo essere cogestito collettivamente, essere partecipato.

Post 9: P+F

fraintendimento interessante…. Noi intendevamo direttrici di lavoro, direzioni, però ci piace moltissimo l’idea del museo gestito da un collettivo, da un comitato scientifico che faccia nascere le decisioni dal confronto e che le implementi man mano, magari grazie a identità differenti e molteplici….

A PICCO. Giorno 2: MUDMA MUSEO DEL MARE - il mare

Quanti mari mediterranei esistono? Dove finisce e dove inizia il mare? Che consistenza ha la banchina? Dove frana, dove spira il pesce? Da che barche è caricato, per che porti transita? Dove arriva? Dove parte? Che storia ha? Di che fatti è testimone?

Post 1: P+F

Nel momento in cui abbiamo iniziato a pensare il mare ci è scoppiata tra le mani una tematica così densa di implicazioni da portare la nostra mente in mille luoghi diversi. E allora abbiamo iniziato piano piano a scandagliarlo. Però è un tema talmente ampio che abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a pensare il mare, a trovarne le declinazioni possibili oltre e al di là di quello che abbiamo fino ad ora pensato noi.
Da che punti si può partire per pensare il mare?

Post 2: Amalia De Bernardis - Codici Naturali

Se si pensa che è l’orizzonte la meta anelata dal nostro occhio quando, intrapresa la camminata che porta dal primo granello di sabbia alla riva - già questa linea che per noi è di confine, di passaggio da uno stato all’altro della materia (terra prima / acqua immediatamente dopo) - veniamo a contatto con l’intuizione che il primo “pensiero” che abbiamo del Mare è un’illusione ottica prodotta dai nostri sensi che si difendono dallo sconosciuto. Vediamo dunque questa retta magica, incantati ed incapaci(nell’immediato) di spingerci oltre quel marcato processo fisico che vuole contenere tutte le cose del creato e le vuole possedere per dar vita ad informazioni e successive sensazioni, tutto quello che poi ci fa uomini. Il Mare, però, ci illude dal primo contatto. Si fa pronunciare, toccare e si ritrae, contenitore e contenuto della storia intera del pianeta che abitiamo.
Il tentativo, di infantile tenerezza di geometrizzare il Mare, orizzonti prima e forme geopolitiche poi, è forse vano? Se è un nome a definire la cosa che nominiamo, possiamo dire Mediterraneo?
In tal maniera iniziare a pensare il Mare potrebbe, forse aprire una rotta nuova per indagare i limiti e le potenze dei nostri sensi e dei nostri corpi?
@marialuigiagioffre tu, che del mare hai memoria cosa vedi?

Post 3: P+F

Mare come illusione ottica, mare come limite che chiama in causa i nostri sensi, che mette in gioco ciò che agisce. Il problema dei confini dei mari è tanto effimero quanto concreto, un punto difficile da pensare proprio perché sfugge di continuo eppure è vivido e presente in chi vive concretamente il mare e per quella linea volubile che va cercata con affanno vive o muore. Può l'uomo voler controllare il mare? Può pensarlo con gli occhi ingenui di chi cerchi di dargli certezza?

Post 4: Amalia De Bernardis - Codici Naturali

E se fosse uno spreco non ipotizzare, che in questo Nostrum fine ed inizio possano coincidere? @a.pascaisaiu

Ed ancora, è possibile iniziare una ricerca dalle Restituzioni che il Mare ci offre? @giovannilongostudio
Già queste ultime, forse, suggerimento e ponti da attraversare e sui quali sostare al fine di indagare cosa prende e rigetta trasformato, diventato già altro, modificato sino alle proprie particelle elementari?

Post 5: Giovanni Longo Studio

Cercare fa parte della nostra esistenza e il mare offre la possibilità di farlo su differenti scale. Puoi cercare un ciottolo colorato, una conchiglia, un legno consumato dalla corrente o, persino, perderti alla ricerca di te stesso.

Posto 6: Adalberto Abbate

Si può partire pensando al mare non solo come un luogo pacifico...di incontri e di scambi. ma come luogo di scontri, di separazione. un'entità violenta un qualcosa che si scontra come natura con la vita dell'uomo. L''uomo e la natura non vanno d'accordo soprattutto al sud... l'uomo muore in mare per sfamare i propri cari... il mare distrugge l'opera dell'uomo... affonda le imbarcazioni... crea la cultura dei Malavoglia... costruisce onda su onda la cinicità e la tragedia dei siciliani, dei campani, dei tunisini etc...etc. Il mare è da sempre un altro nemico della vita che va domato, va rispettato, amato se aiuta e nutre e odiato se distrugge e uccide. Dovremmo non pensare mai al mare con la testa di oggi... con la stupida bontà politicamente corretta imposta dal pensiero corrente ma bisogna conoscere il Mediterraneo per parlarne. Bisognerebbe osservare la verità delle mattanze... bisognerebbe vivere di fronte al mare per parlarne... per parlare con il mare o saperlo ascoltare e farsi raccontare da lui quanto siamo piccoli ... piccoli... piccoli... piccoli...

Post 7: Amalia De Bernardis - Codici Naturali

Se indietro si va, e la testa d’oggi - giustissimamente - si leva di torno, non viene spontaneo pensare che le leggi di quella vita che citi danno armi a chiunque sia sotto questo cielo? O noi uomini abbiamo leggi differenti da quelle della natura, solo perché da uomini e di uomini e per gli uomini parliamo? Dici che l’uomo muore in mare per sfamare i propri cari, quanto mare l’uomo ha ucciso e uccide? Posso, perché sono un uomo devastare la popolazione marina, ma il mare non può distruggere la mia gente? Non è, fuori dal simbolismo, necessario pensare che più che essere piccoli, ci racconta che siamo “parte di"?

Post 8: P+F

Il nostro mare, quassù, è un mare piatto, dalle curve e dalle correnti lunghe. Si spinge piano dentro alla laguna, ai fiumi, alle case. La nostra acqua ha un colore diverso, la terra non ha scogli o spiagge da cui osservare o prendere il largo, il mare inzuppa i muri dei nostri palazzi, delle nostra abitazioni, delle nostre chiese, le nostre ossa, si fa barena, velma. Non abbiamo un confine netto con lui, è per questo che, forse, è così torbido. Ciò nonostante, nonostante la diversità, anche il nostro mare si è preso i suoi carichi di lupini.
Viviamo le maree come assolute, quando ci invade con noi lo fa lentamente, salendo piano da tombini e rii. Da noi la tecnica si contrappone al selvaggio, perché appare domabile, ma sappiamo quanto lo sforzo prometeico dell'uomo possa chiamare vendetta.
Curioso questo scambio tra voi due, che vedete lo stesso mare, gli stessi arcipelaghi, da due punti di vista così vicini e così diversi.
Chiamiamo Mediterraneo un'entità unica, in effetti è un mare/lago, quasi chiuso nella sua grandezza. Eppure anche le acque che bagnano una stessa nazione sono acque che raccontano storie del tutto diverse. I territori, le sue mappe, la consapevolezza che si ha quando ci si ferma a pensare.

Post 9: A. Pascaisaiu

Nelle nostre vene fluisce acqua salata, amnio­tica. Correnti di . marea attraversano le nostre profon­dità e le nostre secche soggiacendo all'influsso ritmico del Sole e della Luna.
Il mare è oceano, è grande Madre ed è l’elemento che più ci compone e caratterizza. Antico e primordiale, l'oceano è la madre di tutte le madri, il grande cerchio nel cui fluido recinto ha avuto inizio la vita e dalle cui zone fertili i primi co­raggiosi pionieri si sono mossi sulla sabbia. Per lun­ghissimo tempo il suo "richiamo chiaro e selvaggio" ha attratto poeti c argonauti, contemplatori e naufra­ghi verso la "gloria oscura" delle sue distese nutrienti e misteriose. Ci si può lasciar cullare come figli co­smici tra i suoi banchi di sabbia, come l'io si abban­dona alla fusione universale del sonno con il sogno.
Io, personalmente solo al mare , alla vista del faro che fende l’orizzonte, ho pace.

Post 10: A. Pascaisaiu

Dal Libro dei Simboli.

Non era un mare grosso - era un mare imprumito!

Immagino che la fine del mondo sarà qualcosa di simile . . .

Joseph Conrad

Il compagno segreto

In un meraviglioso pomeriggio d'autunno vidi un bel gabbiano bianco veleggiare lungo la voluta di un flutto accompagnato dal suo riflesso nell'onda.

H. Beston, The Outermost House

In principio non vi era Essere né Nonessere. Non vi era l'aria né ancora il cielo al di là. Che cosa lo a'V'Volgeva."' Dove? Chi lo protegge'Va? C'era /:Acqua, insondabile e profonda?

Rig. Veda, X. 129 Inno alla creazione.

Sia che abitiamo all'interno di un paese o risiediamo lungo la linea della marea, abbiamo una memoria oceanica. In effetti, le somiglianze tra l'oceano e le pro­fondità della nostra mente sono tali che i due elementi potrebbero essere la forma visibile e in\•isibile della stessa realtà. Nell'uno come nelle altre si fondono flu­idità sotterranee e celesti: le loro regioni più profonde sono in larga parte impenetrabili. I "fossili viventi" del mare, come le energie arcaiche della psiche, si sono aggirati immutati nella fredda oscurità delle acque più profonde per milioni di anni. Interi ecosistemi prospe­rano nel mare non raggiunti dalla luce del Sole, pro­prio come reti di esperienza accumulata fioriscono nella psiche, arricchendo le acque, indipendentemente dal fatto che noi siamo a conoscenza della loro esistenza continua.

Post 11: Amalia De Bernardis - Codici Naturali

Se si riuscisse, con largo anticipo sull’azione del confinato della percezione, a riammettere nelle esistenze le metamorfosi dell’inveduto - dunque inedito e non detto - si potrebbe anelare ad una cultura dell’unità nella quale il segreto non deve essere scandagliato, ma riportato in superficie per essere dichiarato presenza. Allora il punto di vista, veduta, veggenza delle acque potrebbe rappresentare una forma di investigazione pronunciabile. Così la storia e la morte del pesce, per citare un esempio, somiglierebbero alla storia e alla morte dell’uomo. Con la differenza, che il mare non piange ì propri caduti, non ritualizza i passaggi di stato, non fa differenza tra alga o mollusco o anemone o bambino d’uomo.

Spietato agli occhi di madre, di padre, di fratello diremo.

Ma lui non sa cosa è madre, cosa è padre, cosa è fratello. Credo che lui sappia cosa È. E quando ci immergiamo in profondità sentiamo la profonda spaccatura tra quello che eravamo (è) e quello che siamo (madre, padre, fratello).

Post 12: Eleonora Manca

Sylvia Plath scriveva di sentirti "necessaria solo in acqua"; c'è chi sostiene che la cura ad ogni male derivi da soluzioni saline: sudore, lacrime, mare. In una ipotetica talassoterapia, l'immergersi simbolico in un bacino metamorfico è già un "battesimo". Ridimensionare l'acqua di cui siamo composti rimescolandola a quella del mare è già "alchimia". Sostare nel fondo del mare, guardando da sotto il mondo supero, intuendo la superficie dell'acqua che fa da specchio e contro-specchio è già un entrare in dialogo con l'inconscio e quindi con i messaggi onirici. Rimanere lì. Sulla battigia. In attesa dell'onda che copre e scopre i propri piedi. Disintossicarsi con il sale. Passare la lingua sul braccio ricoperto di salsedine e sentire il proprio braccio. Ricreando il proprio braccio. Lasciando al mare il vecchio braccio, come fosse il messaggio in una bottiglia lasciata alla deriva e da ritrovare fra mille anni, per leggere con occhi nuovi il messaggio che avevamo affidato al sotto(marino).

Post 13: P+F

Un mare mitologico e misterico, in cui la psiche si immerge come in uno specchio di sé. Che sia risposta alla sua indomabile crudeltà o il farsi materia dell’inconscio, in qualunque forma evoca l’intensità del profondo. Siamo sempre più convinti di volerci imbarcare verso questa avventura, anche se consci della sua portata radicale. I solchi tracciati anche solo in questo post, il primo in cui abbiamo invitato esplicitamente i nostri interlocutori a parlare di mare, sono diventati subito di una densità priva di zucchero.

Il mare, anche quando fa bene, anche quando riporta in equilibrio con se stessi, anche quando salva, lo fa sempre passando attraverso i suoi abissi, che si fanno in un attimo i tuoi.

PUNTI DI ANCORAGGIO. Giorno 3: LA CASA D'ARTISTA - LA RESIDENZIALITA'

Avere dei luoghi. Sentirsi parte. Cercare di costruire il familiare. Venire assimilati da un territorio non nostro. Stranieri in terra d’Italia, si cercano i codici di un luogo altro. Entrare nel non domestico. Ricrearsi dove non si è conosciuti. Favorire legami che diventino storia.

Post 1: P+F

Il MudMa, museo apolide, idea che si concretizzerà in emersioni espositive temporanee, avrà una sua propaggine stabile, Altimetrica 104, un runspace, una casa d’artista che sarà anche luogo di scambio e di incontro, di ospitalità. Qual è il significato di creare una casa d’artista? Che cosa significa rendere il proprio luogo intimo e personale un territorio di incontro e di scambio? Chi ha dimestichezza con i concetti di residenzialità e di sharing tra artisti da cosa è animato nel dar vita a questi luoghi ibridi? Come dialoga il mondo dell’arte, spesso indipendente e corsaro, con quello delle gallerie, delle grandi istituzioni, del mercato? Hanno a che fare l’uno con l’altro?

Post 2: Barbara Fragogna

INTRO: Sul pezzo. Oggi sintesi estrema, mantra del giorno, riassunto, spinta e motrice di atteggiamenti e fatti nella mia vita: Rivolta contro i “ca**i isterici” (termine androgino, sì, ma attualmete più maschio che femmina, sorry).
Guerrafondai col manganello fanfarone. Risiko sulle viscere di ogni singola magnifica, seppur modesta, identità.
LA CASA: Allora, da sempre, come persona coerente col suo essere artefice, cerchi di creare il luogo microcosmico della pace scavando, col vomere di piccole unghie, trincee-vie d’amore (l’amore è il bene non retorico) per portare i simili a te. Tendi, per il desiderio di comunione, le braccia oltre l’elasticità ossea, ti fai cupola e contenitore poroso. Concretizzi l’afflato della speranza. Cristallizzi l’idea vaporosa dell’utopia in un fatto inequivocabile. Cerchi di realizzare l’impossibile mettendo delle scarpe pesanti al sogno, forzi l’illusione al suolo. Vai avanti e impari. Impari. Impari. Creando forzatamente uno spazio, fai violenza ad una realtà coercitiva, ti ribelli e un po’ vinci.

Post 3: P+F

Quando la casa di un artista si fa casa d'artista si fa anche istituzione, ovvero si istituisce come ordine fondante e come tale interagisce, o almeno può farlo, con altre identità simili ad essa. Non importa quale sia il ruolo che l'artista riveste nel panorama e nel mercato artistico, ma quello che fa, usando la propria casa come espansione del proprio fare, è un passo deciso verso due direzioni che possono essere complementari od opposte: l'indipendenza e il potere.

Post 4: Barbara Fragogna

Il potere di scaraventare il danno oltre il limite dell’inaudito. La casa è la metamorfosi del rospo, il posto dell’ apoteosi.

Post 5: Guilmi Art Project

Gangli tra cose e persone, riescono ad es. a portare il mare, dove il mare non c'è; dove la geografia ha un limite fisico ma infinite possibilità progettuali. Stabilire connessioni su fili sottili e immaginare mondi, navigando in una zona di vaghezza, tra le solidità impalpabile delle mura residenziali.
Il profitto è dietro la porta, ma si tratta di un'altra sfera dell'economia.
Queste alcune delle potenzialità degli spazi e le residenze d'artista

Post 6: P+F per Guilmi Art Project

Riportiamo anche qui l'intervento di @daniele_digirolamo per @gap_guilmiartproject:

È come se ci portassimo sempre dietro quello che ci manca e per me il mare è un limite fisico che, definendo lo spazio terra e acqua, ha sempre definito nello stesso strano modo anche ciò che per me è la mia casa, e che sempre manca. E con casa intendo quella necessità di essere raccolti e centrati e sapere che esiste un luogo per farlo. Dunque per fare casa anche Guilmi, in qualche modo, ho dovuto trasformarla un po’ in mare. E la cosa più bella è che non sei tu a deciderlo ma chi ci abita ad accoglierti. E poi la casa di GAP è tutta verde acqua!

Post 5: P+F per Guilmi Art Project

Siamo contentissimi di avere le testimonianze di un progetto residenziale pluriennale e composito come quello di @gap_guilmiartproject. Da parte loro ci stanno arrivando stimoli e link che, aggirando un po' la rigidità Instagram, cercheremo di postare noi per condividerli e farli entrare nella riflessione. Intanto un articolo di Alessandra Pioselli che affronta proprio il tema della residenzialità: https://inchieste.ilgiornaledellarchitettura.com/quando-larte-si-prende-cura-dei-luoghi/
Cit:
"Le progettualità artistiche che da anni lavorano con i territori rigettano sia ogni idealizzazione sia il pessimismo dell’abbandono".

GATE. Giorno 3: L'ITALIA - TERRA DI APPRODI

Italia. Paese pontile. Gate d’Europa, per i superstiti. Porti sicuri in cui non stare. Dietro una rete, dietro un vetro l’immagine di chi guarda e di chi viene guardato diventa cosa sola: distanza

Post 1: P+F

Che cosa viene veicolato dal mare? Uomini, merci, guerre, opportunità, commerci… Stiamo iniziando a scoprire un territorio che ha due mari, lo Ionio e l’Adriatico, a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro. E ne stiamo scoprendo pian piano la natura. Cosa passa attraverso questo mare? Quali sono i nodi della costa pugliese che guarda i Balcani, all’Egeo ed è al contempo di fronte al continente africano?

Post 2: Nico Angiuli

Le onde le onde le onde...le onde radio e la tv e Sanremo cantata a memoria per tutti gli anni '80 in Albania...onde del mare come trasmettitori

Post 3: Nico Angiuli

E poi un linguaggio una lingua intera imparata senza mai conoscere la gente la parla la usa... una idea di prosperità... una promise land costruita guardando lo spot del Philadelphia con la Samanta De Grenet

Post 4: P+F

Abbiamo sentito parlare per anni dei migranti come di un effetto collaterale fastidioso della globalizzazione, quasi come se si trattasse di una scelta presa alla leggera quella di attraversare un mare con la promessa di non doverlo risolcare più. Eppure adesso guardando alla guerra Ucraina, un po’ più in là di quello che vediamo dalla costa, ma non poi così distante, arriva tutto il carico di stupidità di chi fomenta una cultura dell’odio e dell’esclusione. Per chi viaggia, ha viaggiato, ama viaggiare, la consapevolezza è che ovunque tu vada ci sono gli stessi bambini che giocano, gli stessi adolescenti che fremono per le prime cotte, le stesse madri, gli stessi padri, gli stessi giovani che fanno cultura dalla fondazione, istituto culturale, centro d’arte che ha voglia di linkarsi all’Europa e al mondo. Ci sono distanze che possono essere azzerate se ci si pone in ascolto, ci sono vicinanze che possono essere trasformate in crepacci invalicabili, se prevale la brutalità.
Noi siamo legati indissolubilmente a mille altri popoli per il solo fatto che amino il simulacro o la verità di chi siamo come popolo noi; siamo legati indissolubilmente alla Russia perché abbiamo amato Tolstoj, Dostoevskij, quell’ucraino di Gogol… Siamo legati a chi abbiamo immaginato anche solo per un momento, a chi ci ha abitato i pensieri anche solo per un attimo.
@nico_angiuli parla di stereotipi culturali che si sono fatti onde radio per arrivare a quella costa che non dista nemmeno 70 km dall’Italia… Parla di un mélange di lingua, idoli, cibi che sono stati di entrambi i popoli quantomeno negli anni Ottanta e Novanta, quando l’Italia ancora poteva dirsi terra promessa. Ma cosa è diventato quel mare oggi, per noi che sentiamo di nuovo palare di fronti di guerra? Dove sono i movimenti politici di chi dice no alla guerra, perché sono i popoli a dover parlare tra loro? Dove sono i cittadini russi annichiliti dalla prepotenza del loro presidente omofobo e intollerante? Ci dobbiamo parlare, al di là di quello che possono fare i governi; l’opinione pubblica, purtroppo non ovunque trattata come si conviene, deve emergere dalle tenebre social per fermare l’assurdo. Qualcosa deve accadere.

ATTESA. Giorno 4: VENEZIA - CITTA' DI TURISMI E DI MAREE

La quiete pregna dell’inverno. I passanti camminano a prendere il mare vestiti di giacche e cappelli. Poi le coste di turismi e mafie appena il sole sorge, il vento gira, la temperatura cresce. I plateatici, gli stabilimenti, la massa. Spiagge libere come riserve, tra plastica e siringhe. L’uomo libero nel ghetto

Post 1: P+F

Stiamo aprendo un progetto all’altro capo d’Italia ma noi, di base, abitiamo Venezia. La sua laguna, le sue barene, i suoi insopportabili e insopprimibili flussi di turismi distratti che ne accartocciano in un attimo la poesia. Venezia muore senza quei gorghi, Venezia muore sotto quei gorghi. Non si riesce a trovare una cura, non si riesce a vedere speranza, eppure Venezia è poetica e commovente e attrattiva forse ora più che mai. Come si fa a parlare di Venezia e parlare di mare? Un mare così calmo e accogliente, quasi latente, ma così esteso da inglobarla tutta, la città?

Post 2: John Casabase

La città vive quando è una città. La vita della città è scandita e determinata dalla vita della gente. Lo stile conta: la qualità della vita è lo stile di vita. Bella Venezia da vivere: come turista non ci andrei mai.

Post 3: Ilaria Salvagno

Io credo non si possa non parlare di Mare se si parla di Venezia. Secondo il mio sentire, Venezia vibra dello stesso caos e della stessa lentezza del mare, dei suoi ritmi incalzanti e mai costanti. Il corpo del mare vive nel corpo di questa città. Per questo in lei si ritrova l'eco delle urla dei gabbiani dei turisti e delle onde, e le calli, la nebbia, le increspature d'aria, di mani, di vestiti, maschere e brillantini, o i campi deserti come il mare senza vento. Venezia è mare. E per questo il suo corpo cambia sempre, senza cambiare mai.

Post 4: P+F

Per noi a volte è difficile pensare al mare di Venezia confrontandolo al mare di Puglia. Hanno nature così diverse… qui l’identità forte è identità di laguna, quello che accade al di là della bocca di porto sembra appartenere ad un altro universo. Eppure Venezia sarà sempre più al centro di una riflessione sulla sostenibilità ambientale, tra le sue calli serpeggia la memoria del Mose non solo per il suo attuale, costosissimo funzionamento, ma per l’impatto ambientale che ha avuto e per la prospettiva forse non troppa longeva che ha. Ci sono le navi che solo il Covid è riuscito momentaneamente a fermare, ma per cui non è ancora del tutto definita la soluzione. Ci sono le bonifiche delle propaggini estreme di Porto Marghera, i pescatori di frodo, gli adolescenti coi barchini, le isole che diventano progetti artistici e la consapevolezza, forse in nuce, che la monocoltura turistica potrebbe non essere la risposta giusta alle incertezze del presente e del futuro. Incontriamo spesso giovani studenti che vengono a confrontarsi con noi su progetti interessantissimi che coinvolgano, ad esempio, l’isola di Murano. Vediamo l’economia dell’isola messa al bando dagli aumenti del gas, destinati a impazzire per la situazione odierna… e turisti che a volte, per fortuna, si fanno viaggiatori e vogliono capire un po’ meglio e di più di che pasta sia fatta questo arcipelago urbano. C’è tanto, tanto anche qui, e forse il blocco degli spostamenti lo ha per un pochino fatto emergere più di quanto non accadesse da anni…

Post 5: Aurora Di Mauro

Aggiungo: avremmo mai pensato di associare, anche solo per una battuta irriverente e surreale, il Lido di Venezia alla mafia, alla camorra... Eppure è successo anche questo: mare sì, ma di interessi privati che - forse con connivenze pubbliche - hanno reso le spiagge un affare. Un'arte sociale non può dimenticare questo aspetto e deve denunciare rammendando contestualmente tutti gli strappi che nel tempo ci sono stati tra la comunità e il suo ambiente.

Post 6: P+F

@auroradeimusei il rapporto comunità e ambiente, poi, è quello che sottolinea @sandromele quando parla del gasdotto che passerà per Melendugno... in Puglia. I lavori di Sandro sono da sempre militanti.... non a caso.

Per quanto riguarda Venezia non possiamo dimenticare che la nostra tradizione mafiosa è di lungo cabotaggio: dalle prue di motoscafi veloci pieni di tabacco che facevano spola con l'allora Jugoslavia alle prue di motoscafi abusivi della vecchia e nuova mala del Tronchetto, che si irradia in modo capillare tra quelle rotte turistiche che ricalcano il dedalo dei canali veneziani. Tiriamo un altro filo verso la “Biblioteca navigante” a cui dedicheremo il post di chiusura, nel pomeriggio, di questo takeover, capendo che dobbiamo inserire tra i libri l’inchiostro di @massimo_carlotto.

PARALLELI. Giorno 5: LA BIBLIOTECA NAVIGANTE

L’andar per mare è anche poco. Piccoli cabotaggi offrono pesca e piacere. Risparmio. Due latte di vernice bianca e blu, lenze profonde, storie. La griglia monca dei paralleli forma centri concentrici dove l’uguaglianza di pesca locale rende l’uomo uguale all’uomo.

Post 1: P+F

La biblioteca navigante: una delle possibili modalità che abbiamo per declinare il mare. Stiamo raccogliendo libri che possano affrontare le mille sfaccettature di questo immenso argomento. Per ora la raccolta è a maglie molto aperte. Questa biblioteca però non è statica, ma piuttosto il pretesto per creare occasioni di scambio specifiche, sostanziate.

Il primo di questi appuntamenti sarà a Ferrara, il prossimo 9 aprile, nello spazio di quei meravigliosi artisti e amici che sono Andrea Amaducci e Maria Ziosi di Human Alien Studio. Andrea e Maria sono lo spazio e i loro contenuti, si stanno attivando per aiutarci a creare connessioni intorno a quest’idea e saranno in grado, sicuramente, di portare il mare anche a Ferrara. L’invito è aperto a tutti: che libri possono entrare nella biblioteca? Che prospettive possono aprire?

Per l’incontro allo Human Alien Studio è ammesso:

1. chi abbia letto un libro, una poesia, un articolo sul mare degno di condivisione;

2. chi abbia scritto di mare e voglia condividerlo;

3. chi voglia leggere uno dei libri della biblioteca navigante (lo spediamo noi, poi deve essere riconsegnato il giorno dell'incontro);

4. chi sia libro/mare in sé, ossia persone che abbiamo un'esperienza diretta del mare e possano parlarne.
Un primo ingaggio per vederci di persona e trascorrere del tempo altro, disegnando emersioni.

Post 2: Maria Ziosi

Quando il museo emerge si crea lo spazio per la discussione, lo scambio l'accoglienza questo concetto vorrei proiettare sullo Human Alien Studio: diventare temporaneamente porto, zona di riparo, mi permette di rileggere ancora una volta il nostro spazio.

Poi penso all'acqua nascosta sotto il suolo della città di Ferrara, alla Darsena un attracco vero e proprio che dista poche centinaia di metri dal nostro studio, penso all'acqua ferma delle paludi ante-bonifica e mi appare chiaro come il movimento sia fondamentale alla vita. Ecco perché è così importante che il nostro spazio sia antitesi all'immobilismo, che sia quel vento che è tanto raro nella nostra area geografica che scompiglia e risveglia, che ti ricorda che hai un corpo.

Post 3: Andrea Amaducci

Ciao a tutti! Lo studio nasce dall' esigenza di dare un corpo/luogo a @maria_et_andrea che è il duo artistico composto da Maria e dal sottoscritto. Il nostro lavoro da tempo volge il proprio sguardo alle relazioni e ci piace molto cercare attraverso eventi di natura diversa, generare le condizioni per poter connettere, scambiare, trasformare. Da Ferrara, per acqua, si arriva al mare con una barca. Siamo già connessi. Di recente, senza avere alcuna informazione su questo progetto, un amico ci ha regalato una boa. Ora cominciamo a capire a cosa può servire. Siamo contenti di fare parte di questo progetto e che lo studio possa essere un riferimento per le connessioni future.

Post 4: Alessandra Trevisan

Un canzoniere d'amore può parlare di mare? Sì se nei versi si aprono spazi di silenzio e di uno stare "con le spalle al mare" per riscoprire il sé e l'altro. La raccolta Le spalle al mare (Arcipelago Itaca 2021) parla di questa non fuga, del viaggio che fa chi dà le spalle allo sconfinato mare, partendo da se stesso. Il respiro del mare, che è anche l'inconscio, lascia nei versi la propria traccia di vita, sguardo, preghiera, solitudine, immersione nel destino: 《Eravamo noi, le spalle al mare,/ a dirci primi./ E sentire come non finisce amare/ te e ogni parte.//》C'è il mare che diventa verso e fa tendere verso. Vi ringrazio.

Post 5: P+F

Siano agli ultimi minuti di questa nuova esperienza fatta grazie a @cristinacusani e @chiararturo, un momento che si è rivelato davvero importante per noi, per fare il punto su un progetto nascente e dialogare con persone che sentiamo vicine, per quanto fisicamente distanti. Speriamo con tutto il cuore che presto inizino a vedersi i risultati di questo nostro lavoro, della nostra inesauribile voglia di immaginare e di edificare, al di là di ogni ragionevole pessimismo. Stiamo vivendo un momento importante, e forse la lezione di queste ore è proprio che ergere barriere assurde tra vax e no vax, costruire incomprensione nel parlare di temi importanti, sbagliare il bersaglio della nostra rabbia quotidiana è quantomeno fuori luogo. Siamo ancora in un’epoca storica in cui bisogna porsi le domande fondamentali, bisogna ragionare, bisogna far diventare giusti gli ingiusti, il più possibile, con forza e convinzione. Far pensare chi non pensa, addolcire le anime piene di fiele, spiegare perché l’odio è odio e non va avvallato. Più volte ci è stato ricordato in questi giorni che non ci si può fare belli sui social di parole che poi restano lettera morta, che non si può usare con superficialità la relazione, che non basta mettersi un vestito per creare sostanza. Cogliamo questi inviti con gravità e consapevolezza, domandandoci dove ci porterà questa strada che stiamo percorrendo ma sentendone, oggi più che mai, il peso e la densità. Non stiamo facendo nulla di diverso rispetto a ciò che facciamo da più di dieci anni a questa parte, ma in realtà non possiamo avere la stessa testa che avevamo due anni fa, prima di avere esperienza di un mondo così radicalmente cambiato. Abbiamo vissuto crisi profonde, come ci accade sempre nel nostro percorso, e questa è la prima volta che portiamo fuori in maniera articolata i nostri punti di approdo. Avevamo bisogno della vastità del mare per sentire qualcosa che potesse risuonare nelle nostre ossa e, senza mediare l’istinto, lì abbiamo deciso di andare.
L'osmosi è un fenomeno che avviene quando si genera un flusso tra un liquido ed un altro separati da una membrana non del tutto impermeabile. Di solito uno dei due liquidi, che possiamo chiamare migrante, si sposta verso l'altro fino a quando entrambi ottengono lo stesso potenziale. Questo fenomeno è del tutto spontaneo e non richiede l'apporto di energia esterna.

È proprio questo quello che noi, con il MudMa, cerchiamo. Siamo alla ricerca di barriere non del tutto impermeabili. Vogliamo che ci siano flussi, contaminazioni, scambi. Vogliamo partire da noi per trovare l’altro e sentire dialogo.